Vanshika Agrawal è nata a Jalaun, in India, nel 1999. Attualmente vive e lavora a Roma. Ha esposto in Austria, Cina, Egitto e Italia, con un collezionista privato a Berlino. Le sue mostre personali includono Just Ignore It, Maja Arte Contemporanea, Roma (2022); Tra Loro, Galleria GSL, San Lorenzo, Roma (2023); Dust to Dust, Studio 110, Roma (2024).
Tra le sue mostre collettive: Something Else Symposium, Cittadella, Il Cairo; Art Auction 13, Weserhalle, Berlino; Subterranean Frequencies, Studio Arte Pisani, Roma; Feet of Clay, American Academy in Rome; Giovani Generazioni in Umbria, Museo Dinamico del Laterizio e delle Terracotte, Marsciano, Perugia; Moriana, AAIE Art Center for Contemporary Art, Roma; Dake Museum of Art, Chengdu, Cina; Luci Nel Buio, Strozzina, Palazzo Strozzi, Firenze; Rivers and Roads, Meandering Stories of India, AAIE Art Center for Contemporary Art, Roma; Vicino Lontano, Palazzo delle Esposizioni, Roma, Palazzo d’Accursio, Bologna, Sala Mirò dell’UNESCO, Parigi; Biennale di Lucca Cartasia, Lucca; Accade, La Nuova Pesa, Roma. Nel 2023 è stata artista in residenza presso Sommer.Frische.Kunst a Bad Gastein, Austria.
Il lavoro di Vanshika si basa su un equilibrio tra il sapere e il non sapere. Attraverso gesti corporei, rituali e ripetizione, indaga temi come identità, memoria e trasmissione culturale.
Fondendo poesia, performance, pittura, disegno e installazione, crea spazi effimeri che raccontano la trascendenza.
È attratta dalla nozione di “bianco”, non come colore ma come esperienza sensoriale—un’idea influenzata da Kenya Hara. Il bianco diventa metafora di ambiguità e quiete, per riconnettersi a narrazioni non dette.
Ricontestualizza la semiotica culturale per rivelare il lavoro emotivo e storico in essa incorporato.
Il suo lavoro enfatizza storie collettive che emergono dall’individuo attraverso il movimento e la connessione del corpo con l’ambiente circostante.