Nadia Vallino

Nadia Vallino (in arte Norma) nasce nell’estate del 2000 e, dopo studi scientifici, si avventura nei territori incerti di una possibile politica delle emozioni. Nel 2021 si trasferisce a Roma per studiare scultura e installazione alla RUFA, laureandosi nel 2025. Arricchisce il percorso con esperienze tra Madrid e Reykjavík, collaborando con l’Icelandic Art Center, il Living Art Museum e TAI. In Islanda esplora il vuoto come dimensione percettiva, mentre a Madrid lavora come scenografa per Brodo di bimbi. Partecipa a Semi Veri (Rome Art Week 2021), Body Sound Division (Madrid, 2023), Performance Cluster 2024 e svolge uno stage all’Icelandic Art Center. La sua ricerca nasce dal desiderio di comprendere le dinamiche intime e relazionali nella società contemporanea. Percependo un’assenza di storicizzazioni in questo ambito, esplora possibili narrazioni
attraverso lo sguardo delle nuove generazioni. Negli ultimi lavori, l’ironia diventa chiave d’accesso a un immaginario emotivo più puro, quasi infantile, da cui ricominciare, mettendo in discussione l’idea che la serietà coincida sempre con il contenuto.

La sua pratica artistica esplora le dinamiche intime e relazionali nella società contemporanea, un contesto segnato dall’apparenza e dal capitalismo emotivo, che spinge verso la mercificazione delle persone e delle emozioni. Utilizzando una varietà di media – dalla scultura alla video arte – crea ambienti che evochino vuoti e assenze emotive, spingendo lo spettatore a confrontarsi con la mancanza. L’ironia gioca un ruolo fondamentale, aprendo la porta a un immaginario emotivo che, pur mantenendo una purezza infantile, mette in discussione l’idea che la serietà sia l’unica forma di contenuto. L’artista si interroga sulla difficoltà di affrontare una società che promuove l’omologazione delle emozioni e delle esperienze, riducendole a consumi già destinati. La riflessione critica sui ruoli e le identità è essenziale per contrastare la visione univoca e consumistica di ciò che è ‘vero’, offrendo una lettura delle dinamiche tra soggettività e collettività, dove la vulnerabilità emerge come una potenziale forma di resistenza